domenica 15 marzo 2009

Il segreto di Pollyanna

Cara Barbara, eccomi qui pronto ad accorrere nella speranza di lenire quel senso di angoscia che traspare incontenibile dalle tue parole. Avrai visto quel film di Walt Disney, che ritrasmettono di tanto in tanto in tivù, "Il segreto di Pollyanna". Pollyanna è una ragazzina orfana che va a vivere dalla sorella del padre - la zia Polly - che accoglie la piccola più per senso del dovere che per amore. Zia Polly è una donna ricca di soldi ma povera di sentimenti. L'educazione severa e la repressione della sfera affettiva l'avevano resa fredda e insensibile. Quel che era peggio, lei che possedeva mezzo paese, influenzava lo stato d'animo e i comportamenti dell'intera comunità a cominciare dal sermone della domenica che imponeva al pavido reverendo Ford (interpretato da un impagabile Karl Malden). Ogni volta era la solita predica sulla severità di Dio che si sarebbe tradotta nell'inevitabile condanna per quegli uomini peccatori. È facile immaginare lo stato d'animo dei fedeli quando uscivano dalla chiesa! Questa impostazione della religione non era condivisa da Pollyanna che era cresciuta in un ambiente semplice e sereno. Il padre, che era missionario in Africa, le aveva insegnato che nella Bibbia ricorrono 800 "passaggi felici", cioè 800 testi che incoraggiano gli uomini a non indulgere nella tristezza. "E se Dio per 800 volte ci ha chiesto di essere felici - osservava egli - deve aver voluto che lo fossimo davvero". Un giorno Pollyanna andò a trovare il reverendo Ford e vide che preparava uno dei suoi terribili sermoni, decise così di farlo partecipe di quanto il padre le aveva insegnato. L'uomo rimase profondamente colpito dalle parole della ragazzina e trascorse l'intera notte a rileggersi la Bibbia per verificarne la veridicità. L'indomani, salito sul pulpito, con la sorpresa e il disappunto di zia Polly, iniziò il suo sermone commentando un versetto del libro apocrifo di Siracide: "La gioia del cuore è vita per l'uomo", tratto dal passo che riporto di seguito:

21 Non abbandonarti alla tristezza,
non tormentarti con i tuoi pensieri.
22 La gioia del cuore è vita per l’uomo,
l’allegria di un uomo è lunga vita.
23 Distrai la tua anima, consola il tuo cuore,
tieni lontana la malinconia.
La malinconia ha rovinato molti,
da essa non si ricava nulla di buono.
Siracide, capitolo 30

Egli chiese scusa alla comunità dei fedeli per averli involontariamente tormentati tutti quegli anni e promise loro che da allora, ogni domenica, avrebbe letto uno degli 826 "testi felici" che la notte prima aveva contato nella Bibbia.

Pollyanna aveva tutti i motivi per piangersi addosso, a cominciare dalla tragedia della perdita dei genitori nel momento in cui ne avrebbe ancora avuto tanto bisogno. Ma essi avevano comunque fatto in tempo a trasmetterle questa visione positiva della vita che ne fece addirittura uno strumento per cambiare in meglio un intero paese, compresa l'impossibile zia Polly.


Una tazza di tè

“Da un po’ di tempo mi ritrovo a pensare che diventare grande mi piace. Quand’ero piccola ero convinta che a una certa età (intorno ai venti) le persone perdessero qualcosa lasciando per sempre il mondo della fantasia, dei giochi e, dunque, del piacere. Invece no, non è andata così. Certo, sono ancora convinta che ci siano tanti adulti che quel mondo l’hanno dimenticato. Hanno confuso il lavoro, gli affari, il fare accanito con il piacere, ma forse hanno solo fatto un baratto, una confusione. Ognuno gioca a modo suo, in fondo. Però a me non è capitato, e sono ogni giorno grata alla vita per questo. Diventare grande per me è stato conservare vecchi piaceri ed acquistarne di nuovi; appropriarmi fino in fondo - o quasi - del mio libero arbitrio, senza timori di sembrare scema per questo e senza il buffo senso del dovere che colpisce molti trentenni e che spinge a mostrare di essere cresciuti e maturi con uno stakanovismo che logora. Essere diventata una donna è per me cercare di mettere passione e buonumore nelle cose che faccio, dal cucinare all’ insegnare ai bambini, dal prendere il treno ogni mattina all’accettare con paziente filosofia le mie buffe disgrazie (tipo l’ennesima caduta dalle scale). E’ cercare di applicare il più possibile il segreto di Pollyanna, che cercava di vedere un senso in ogni fatto della vita e il buono nel pessimo. I miei piaceri sono ancora i giochi per il gusto di giocare, ma sono anche le letture appassionanti, un film che fa pensare, o apprezzare un paesaggio incantevole, che sia racchiuso in un viaggio o tra i contorni della mia finestra. E’ scoprirmi zia e guardare il mondo con gli occhi nuovi che dà soltanto l’innamorarsi dello sguardo di un bambino. Ma il vero, nuovo piacere della mia età adulta è tutto intorno a un tavolo. Sopra, ci sono tre tazze piene di tè fumante, un pacco di biscotti e una zuccheriera. Intorno, le mie inseparabili amiche. Con loro la vita scorre rassicurante, i problemi sembrano meno spigolosi, ogni cosa si ricopre di morbida umanità. Il pomeriggio passa veloce, il tè si raffredda e in un batter d’occhio arriva l’ora di andare. Quando ci salutiamo, non vedo l’ora che arrivi presto una prossima volta, perché le cose da dirsi aumentano in maniera proporzionale al tempo che scorre e che non basta mai”.


È tutto un bluff

Quel che intendevo comunicarti con la mia riflessione sulla storia di Pollyanna che, certo, è solo un film, tratto da un romanzo (di Eleanor Porter), ma che tuttavia contiene un insegnamento profondamente vero. Il mondo è crudele e insanabilmente ingiusto, ma ciononostante il pessimismo è un atteggiamento che può radicarsi in noi solo con il nostro consenso. Perché? Perché almeno la metà delle cose che ci circondano sono belle e buone. E come dice il proverbio, pessimista è colui che, di fronte al bicchiere riempito a metà, ignora la metà piena e si sofferma sulla parte vuota. Ma per noi cristiani c'è una ragione ancora più valida per essere ottimisti: noi sappiamo che Cristo ha vinto per noi il mondo. Satana è il principe di questo mondo, un mondo modellato a sua immagine. Egli spinge gli uomini a lasciar perdere i valori morali, e a ricercare il piacere fine a se stesso, le ricchezze, il potere, la gloria e la fama. A qualsiasi costo, anche quello di perdere la nostra dignità e di recare sofferenza a coloro che ci circondano. E noi come tanti babbei abbocchiamo alle sue lusinghe. Lo fece anche con Gesù ma gli andò male. E ora la sua rabbia è infinita perché sa che il suo squallido potere ha le ore contate. In Apocalisse è scritto che "egli sa di non aver che breve tempo" (12,12) e quindi va in giro con la rabbia e la voglia di uccidere "di un leone affamato" (1 Pt 5,8). Ma contro di noi, che confidiamo nella protezione di Cristo e a lui e al nostro buon Padre celeste ci affidiamo nelle nostre preghiere, le sue armi sono spuntate. Ci sono momenti in cui egli opprime il nostro cuore, cerca di scoraggiarci, di spaventarci, ma è tutto un bluff. È sbagliato prestargli ascolto. Quando ti capita, Barbara, di sentirti così non stare ad ascoltarlo e corri dal tuo Dio a chiedergli d'essere liberata. E credimi, te lo dico per averlo provato, egli ti libererà sempre. Gli ordinerà di lasciarti in pace. Talvolta questa liberazione attenderà un poco, talaltra avverrà in un attimo, in un istante, e allora comprenderai chiaramente che quella visione pessimistica della realtà e i pensieri lugubri sul tuo futuro altro non erano che suggestioni di cui egli t'inondava... appunto un bluff. Gesù non vuole che viviamo con tristezza il percorso di salvezza. È un percorso faticoso, talvolta doloroso, ma non infelice. Le prove e le difficoltà sono uno strumento di cui il nostro buon Dio si serve per farci crescere, ma assieme ad esse Egli ci dà la capacità di sostenerle. Dobbiamo accettarle perché necessarie. Se noi allontaniamo il calice della prova o rifiutiamo di berlo tutto, fino in fondo, lo costringiamo a riproporcelo di nuovo pieno, perché berlo è indispensabile per renderci cittadini del Cielo. Ma se ci affidiamo a lui e accettiamo il suo programma, Egli sa come gestire questo programma; sa che prova darci, come darcela e quando darcela. Non ha senso che ci preoccupiamo per le difficoltà attraverso le quali dovremo passare. Sicuramente ci andrà bene perché Egli è onnipotente: neppure un passero cade a terra se Egli non lo consente (Mt 10,29) figuriamoci se può accadere a noi che valiamo infinitamente di più (v. 31). E non stiamo a preoccuparci per le prove future, Egli ci consiglia. "Per ogni giorno basta la sua pena" (Mt 6,34). Ma la vita non è fatta solo di prove. Se noi confideremo in lui, Egli non ci farà mai mancare il necessario, ci colmerà di benedizioni, prima d'ogni altra la sua amicizia e la sua presenza, che avvertiremo come una grande pace presente nella nostra casa e nel nostro cuore. Ecco il perché degli 826 "testi felici" contenuti nella Bibbia. Gesù vuole che la nostra gioia sia perfetta (Gv 15,11). Egli c'invita a portare a Dio le nostre preoccupazioni, i nostri desideri e le nostre richieste perché Egli ci darà tutto quel che gli domanderemo nel suo nome (16,23) così la nostra gioia sarà perfetta (v. 24). E quando, nella nostra limitatezza, gli domandiamo qualcosa che ci farebbe del male, Egli, che ci ama e che può dare solo cose buone ai suoi figli, ci darà in cambio qualcos'altro di meglio e non ci rimanderà mai indietro a mani vuote. Satana vuol farci credere che Dio è insensibile alle nostre necessità più profonde, che Egli vive nel cielo e che poco conosce e capisce delle nostre esigenze. Ma questo non è assolutamente vero. La verità è che Satana è profondamente invidioso della posizione che noi occupiamo nel cuore del nostro Padre celeste. Egli si è ribellato al suo Creatore e ha disprezzato il suo amore; gli ha perfino fatto guerra ed è riuscito a sedurre un terzo degli angeli del cielo che ha trasformato nei demoni suoi accoliti. Il loro destino, per loro stessa volontà, è segnato. Noi uomini, invece, quelli che ci affideremo al piano di Dio, stiamo percorrendo il percorso inverso: dall'inferno di questo mondo saremo condotti nelle delizie del Paradiso. Saremo come gli angeli, Gesù ci ha rivelato (Lc 20,36), e in un certo senso prenderemo il posto degli angeli caduti e del loro principe malvagio. Una ragione in più per odiarci e per cercare di rovinarci. Ma a dispetto della sua rabbia, il nostro è un destino glorioso e di questo, se non altro in segno di gratitudine, dobbiamo rallegrarci. "Fratelli, vivete nella gioia" (2 Cor 13,11) è l'esortazione di Paolo. Le sue lettere sono piene dell'invito ad essere allegri. Perché quindi, Barbara, considerare questa vita una condanna? Lasciamo che lo pensi la gente senza speranza, che vive centrata su se stessa, all'insegna dell'egoismo e dell'indifferenza nei confronti del prossimo. Noi, invece, "aspettiamo che si manifesti la gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo. Egli è la nostra gioia e la nostra speranza" (Tito 2,13).

Il brano dal titolo "Una tazza di tè" è riportato da un blog. Una donna pensa al suo percorso di vita, ed è contenta d'essere rimasta un po' fanciulla "senza timori di sembrare scema". Oggi la maggior parte degli adulti confonde la maturità con l'iperattività, condannandosi ad attraversare la vita in un fare accanito e logorante, senza accorgersi delle piccole gioie che la quotidianità offre a chi sa fermarsi per coglierle. Perfino le disgrazie, prese con filosofia e con il giusto distacco possono considerarsi "buffe". Diventare donna è anche cogliere il segreto di Pollyanna, "che cercava di vedere un senso in ogni fatto della vita e il buono nel pessimo". Un caro saluto.

Barbara, è una cara amica di Firenze. Una ragazza provata che una notte, oppressa dalle sue angosce, ha voluto aprirmi il suo cuore. Ho voluto pubblicare la lettera, che le avevo indirizzato in risposta, perché tutti in realtà portiamo le nostre prove e, di tanto in tanto, siamo colti da un momento di sconforto. E, chissà, magari questa riflessione aiuterà qualcuno a sentire più lievi le prove della vita; possibilmente facendosi a sua volta tramite di conforto per altri ancora che insieme a Barbara, a me e a lui percorrono l’aspro sentiero della vita. Sentiero che comunque non è mai solo cosparso di spine e che, per quanto lungo possa sembrare, non è mai così lungo da soverchiarci senza il nostro consenso.