lunedì 28 aprile 2008

Due bestie che si supportano

Il capitolo 13 di Apocalisse descrive due bestie che, come vedremo, finiscono per interagire in un sodalizio sciagurato. Secondo il simbolismo apocalittico le bestie rappresentano dei poteri politico-militari governati dagli uomini e che, sotto l'influenza del Dragone (cioè di Satana), assumono comportamenti aggressivi e persecutori, sia nei confronti dei popoli esterni sia nei confronti delle minoranze interne. Sono cioè dei poteri egemoni e di fatto assoluti. Non a caso tali entità politico-militari vengono associate ad animali feroci: l’impero babilonese ad un leone, la Medo-Persia ad un orso, l’impero greco-macedone ad una pantera e Roma ad una bestia con 10 corna, così terrificante che non fu possibile apparentarla ad un animale noto. La prima bestia descritta in Apocalisse 13 è una sorta di compendio delle quattro fiere che si susseguono al capitolo 7 di Daniele: ha qualcosa del leone, dell’orso e della pantera, ed ha le dieci corna che caratterizzano il dominio di Roma. È come se si volesse rimarcare il progetto e la natura comuni di questi poteri ispirati dalla medesima mente, quella del Dragone (v. 2). In più questa prima bestia di Apocalisse 13, rispetto alla descrizione di Daniele, porta sette teste di cui una, verosimilmente la penultima, viene descritta come mortalmente ferita (v. 3). Se è vero che tali teste rappresentano le varie fasi del governo umano da Babilonia alla fine dei tempi, allora questa testa ferita dovrebbe descrivere lo stato attuale in cui versa l’Europa dei nostri giorni, quella delimitata dai vecchi confini dell’Impero Romano d’Occidente, che politicamente e militarmente conta ben poco sia al proprio interno che nel consesso mondiale. Però, attenzione, Giovanni ci dice che questa ferita in apparenza mortale sarà guarita e “allora la terra intera presa d’ammirazione, andò dietro alla bestia” (v. 3). Per il futuro dobbiamo aspettarci che l’Europa latina riprenda autorevolezza, anche se per poco tempo.

Qui entra in gioco la seconda bestia descritta nel capitolo 13 dell’Apocalisse. Essa ha caratteristiche che per alcuni aspetti la rendono diversa dalle precedenti. Delle altre bestie viene detto che tutte “salgono dal mare”, cioè tutte si formano dal tumulto dei popoli. Mentre di questa è detto che sale dalla terra, ovvero nasce su un territorio non ancora politicamente e militarmente organizzato. Un territorio altro, rispetto a quello occupato dalla prima bestia. Il suo stesso aspetto è tale da non ispirare timore; non assomiglia ad un animale feroce, bensì ad un agnello: “Aveva due corna come quelle d’un agnello” (v. 11). Le corna rappresentano il potere, ma in questo caso è un potere che sembra essersi costituito pacificamente, con la forza delle roncole anziché delle baionette. Ma l’apparenza inganna; subito dopo viene detto che la sua è “una voce come quella d’un drago”. Aspetto di un agnello ma parole di drago. Sempre in Apocalisse l’agnello è figura di Cristo mentre il drago rappresenta Satana.

Allora, qual è questa nazione egemone con le suddette caratteristiche? Già a partire dalla metà del XIX secolo cominciò ad avanzarsi l’ipotesi che la superpotenza descritta quasi duemila anni fa nella visione profetica di Giovanni fossero i futuri Stati Uniti d’America. La nascita di questa nazione infatti si associa, nel nostro immaginario, all’invasione pacifica di nuove terre da dissodare e coltivare e all’epopea del West; a Ellis Island; si associa alla fuga dalla persecuzione religiosa dei Padri Pellegrini; alla professione di fede cristiana e, al contempo, al XIV emendamento che garantisce la separazione della Chiesa dallo Stato; si associa all’ordinamento democratico. In poche parole: all’immagine dell’agnello. Ma si associa anche allo sterminio delle tribù indiane, alla politica delle cannoniere. L’America è la patria di Salem, della segregazione razziale, del linciaggio, del primo maggio 1886, del processo sommario a Sacco e Vanzetti, del maccartismo, delle armerie, dei bracci della morte, del welfare incompiuto. È proprio nell’America tollerante che di tanto in tanto si scatena una persecuzione, una caccia alle streghe. Tutti comportamenti evidentemente non ispirati dall’Agnello ma che richiamano il carattere del Drago.

Se questa interpretazione è corretta, stando alla profezia, dovremo aspettarci un inasprimento dei suddetti comportamenti prepotenti, intolleranti e persecutori. Innanzi tutto nei confronti delle minoranze interne. Gli Stati Uniti non sono nuovi ai provvedimenti restrittivi nei confronti delle minoranze. Durante l’ultima guerra mondiale le famiglie americane di origine giapponese furono indiscriminatamente deportate in campi di prigionia, e trattamento appena meno drastico fu riservato a italiani e tedeschi. Negli anni cinquanta il cattolicissimo senatore McCarthy, con la sua caccia ai comunisti, riuscì a spazzare via i liberi pensatori dai posti influenti della privata e pubblica amministrazione. Per non parlare di pogrom e linciaggi di cui ha dimostrato capacità la popolazione nei confronti delle minoranze politiche, etniche o religiose.

E proprio di intolleranza religiosa si parla a proposito della seconda bestia di Apocalisse 13. Il contesto è quello di un’alleanza tra le due bestie del capitolo che avverrà in concomitanza con la guarigione della prima bestia dalla ferita mortale ad una delle sette teste. Le basi di tale alleanza riguarderanno in qualche modo la religione. Si afferma infatti che la seconda bestia (gli Stati Uniti) costringerà la terra e i suoi abitanti ad adorare, come un dio, la prima bestia (l’Europa latina) guarita dalla sua ferita mortale (v. 12). Dato che gli Stati richiedono obbedienza ma non adorazione, bisogna supporre per il futuro un'involuzione in senso antidemocratico con l'ascesa al potere di "uomini della provvidenza". Paolo parla esplicitamente di un "Uomo malvagio" (2Ts 2,1-12) che pretenderà adorazione e che Gesù "distruggerà con lo splendore del suo ritorno" (v. 8). È il famigerato Anticristo che verosimilmente si porrà a capo della coalizione di stati dell'Europa latina. L'uomo forte americano sarà forse quello che in Apocalisse viene chiamato Falso profeta. Bisogna al contempo supporre che l’attuale separazione tra potere civile e religioso in qualche modo verrà affievolita. Probabilmente, nel contesto di una drammatica congiuntura planetaria, vi sarà un ritorno ad una sorta di medievale Sacro Romano Impero. Qualcosa di analogo verrà costituito negli Stati Uniti e viene definito nella profezia "immagine della [prima] bestia" (v. 14). In Europa il cattolicesimo e negli Stati Uniti il protestantesimo influenzeranno così pesantemente le assemblee legislative da indurle a promulgare delle leggi contro i dissidenti religiosi.

Tali leggi giungeranno ad autorizzare la condanna a morte dei dissidenti (v. 15). Prima però verrà resa obbligatoria l’osservanza di alcuni simboli che appartengono alla maggioranza religiosa. Il testo afferma: “La bestia fece mettere un marchio sulla mano destra e sulla fronte di tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi. Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della [prima] bestia o il numero che corrisponde al suo nome”(vv. 16 e 17). Cosa sarà questo marchio sulla mano o sulla fronte? Probabilmente è una metafora per definire l’adesione ad un simbolo distintivo d’appartenenza. Fedeli al principio che la Bibbia, per quanto possibile, si spiega con la Bibbia, troviamo in Esodo un passo che può aiutarci a capire. Lì si afferma: “Nel settimo [giorno] ci sarà una festa in onore del Signore… Questa festa sarà per te come un segno posto sulla tua mano e un ricordo sempre davanti ai tuoi occhi, affinché la legge del Signore sia sempre sulla tua bocca” (Es 13,6.9). Per cui il marchio potrebbe essere verosimilmente l’osservanza obbligatoria, per legge, del giorno di riposo prevalente nel mondo cristiano, ovvero della domenica. L’astensione dal lavoro in altri giorni, quali il sabato da parte degli ebrei e di alcune minoranze cristiane o il venerdì da parte dei musulmani, porterebbe allo scoperto chi non aderisce ai principi della maggioranza e consentirebbe di escluderlo dai diritti civili. “Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio…” (v. 17). Quando fu scritta l’Apocalisse questo passo era incomprensibile, ma adesso si può intuire lo scenario che delinea. Già oggi l’uso del denaro contante lascia gradualmente il posto al denaro elettronico (carte di credito, di debito, prepagate, etc.). La tendenza è quella di un uso sempre più marginale di moneta e banconote. Se, per ragioni fiscali e di sicurezza, si dovesse giungere all’uso esclusivo del denaro elettronico possiamo immaginare quale forte strumento di controllo sociale si rivelerebbe: chiudere a qualcuno i conti correnti significherebbe impedirgli qualsiasi transazione commerciale, compreso l’acquisto degli alimenti.

Nell’antichità si marchiavano sulla fronte o sulla mano gli schiavi, oggi si marchia il bestiame. Non è dunque casuale l’uso di questo termine nella profezia. Lo scenario prospettato è quello di una attenuazione delle libertà per tutti: per i dissidenti che verranno perseguitati, ma anche per i consenzienti che prendendo il marchio si adeguano all’uniformità di una falsa libertà. Sarà un ritorno ai famigerati Auto da fé. Una coartazione delle coscienze, nel nome di una religione usata strumentalmente, per compattare il corpo sociale a difesa da un pericolo esterno.

Dalle parole di Apocalisse, e in genere degli scritti profetici che descrivono gli eventi e lo stato del mondo alla fine dei tempi, si evince un quadro sociale e morale desolante. Gli uomini che accettano di prendere il “marchio della bestia” non accettano solo di aderire all’osservanza di alcuni simboli ma si identificano con uno stile di vita e un sistema di valori che, sebbene in armonia con una religione formale, contrastano con i principi insegnati da Cristo. “Conserveranno l’apparenza esterna della fede – afferma l’apostolo Paolo – ma avranno rifiutato la sua forza interiore” (2Tm 3,5).

Il marchio, pertanto, apparentemente costituisce un salvacondotto per chi si riconosce e si conforma alle regole stabilite dalle due superpotenze. Per quanto abbiamo detto, in realtà costituisce un bollo d’infamia e di condanna. Tant’è vero che l’Apocalisse lo pone in netta e totale alternativa al “sigillo di Dio”. Chi non ha l’uno ha l’altro e viceversa. Chi ha il sigillo sarà perseguitato sul territorio delle due bestie e su quelli da esse controllate ma potrà attendere con fiducia il prossimo ritorno in gloria di Gesù; chi ha il marchio non solo è comunque un servo della tirannia costituita dalle due bestie pseudo cristiane che si sorreggono a vicenda, ma sarà oggetto dei castighi soprannaturali destinati a “chiunque adora la bestia e la sua immagine, e riceve il suo marchio sulla fronte o sulla mano” (Ap 14,9). E infine quando vedranno arrivare il giusto Giudice non resterà loro che gridare ai monti e alle rocce: "Cadeteci addosso e nascondeteci, che non ci veda Dio che siede sul trono e non ci colpisca il castigo dell'Agnello” (Ap 6,16).

Per approfondire: Un'alleanza inevitabile - I dieci Re del nocciolo duro

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